“Noi siamo belli quando apparteniamo a noi stessi, non lo siamo più quando ci abbassiamo al piano della natura inferiore. Noi siamo belli quando ci conosciamo, cessiamo di esserlo quando ci ignoriamo”.
(Plotino VIII libro Enneadi)
Curioso accostare la bellezza ad una pratica come la meditazione che potrebbe sembrare, ad una prima e superficiale occhiata, tutto fuorché bella. In realtà un legame esiste e cercheremo di mostrarlo in questo scritto. Abbiamo bisogno di bellezza in questo periodo storico–culturale, immersi come siamo nel brutto, non solo dal punto di vista del paesaggio urbano, ma forse ancor più dal punto di vista dei comportamenti umani.
Quando affermiamo che qualcosa è bello, cosa diciamo in realtà? Ognuno di noi è attratto da una bella forma secondo la propria esperienza, che dà origine ad un vissuto, e secondo il gusto che si è formato attraverso di essa. Ammettiamo che esiste una bellezza soggettiva, per cui ogni essere umano è istintivamente attratto da oggetti che ritiene belli in sé e per sé al di fuori di qualunque canone estetico definito.
Ma esiste anche una bellezza oggettiva, intrinseca all'oggetto, dovuta ai rapporti tra le parti che creano in chi osserva un senso di armonia e ordine. Il concetto di bellezza è indubbiamente mutato nel corso del tempo, ma esiste qualcosa che travalica i secoli e il gusto del momento, una bellezza eternamente tale. La sua essenza è l'unione ordinata di parti che nell'insieme danno una visione di armonia ed equilibrio. Una cosa bella è una forma ordinata, equilibrata e armonica.
In ogni forma si trova, o si dovrebbe ritrovare, una traccia della Bellezza Spirituale. Il Bello eleva l'animo di chi ne usufruisce e lo porta in una certa misura oltre sé stesso, vale a dire oltre i vissuti ordinari e le dinamiche della personalità. L'esperienza del Bello nutre, eleva, arricchisce e rende la vita più degna di essere vissuta. Per concludere questo breve excursus sulla Bellezza citiamo Simone Weil, che a proposito del bello afferma “La Bellezza del Mondo è il sorriso di tenerezza di Dio per noi attraverso la materia. Egli è realmente presente nella bellezza dell'Universo. L'amore di questa bellezza procede da Dio, presente nelle nostre anime, e va verso Dio, presente nell'Universo. Anche questo è qualcosa di simile ad un sacramento”.
L'uomo vive in genere in due dimensioni, azione e reazione, perdendo la profondità di campo, le differenti sfumature della vita. Questo significa non cogliere il senso delle cose, il loro profondo significato. Una delle conseguenze di tutto questo è che procura sofferenza a sé e agli altri, ed è proprio la pressione della sofferenza che ad un certo momento porta a decidere di fare qualcosa, a domandarsi perché, e può iniziare a quel punto il processo che porterà alla consapevolezza.
Riassumendo, l'uomo vive scisso in sé stesso, spesso lacerato tra le dualità: bello – brutto, bene – male, maschile – femminile, essenza – forma, invisibile – visibile ecc. È il suo compito ritrovare la strada dell'unità in sé stesso. Una di queste strade è la ricerca dell'armonia attraverso la Meditazione. Un saggio affermava “chi conosce sé stesso conosce Dio dentro di sé “ e Dio, come ci ricorda Simone Weil, è Bellezza.
La meditazione è una pratica millenaria conosciuta in Oriente così come in Occidente. Perché il sofisticato e intelligente uomo occidentale dovrebbe rivolgersi a questa pratica? Si medita perché meditare è il più grande atto creativo che l'uomo possa fare. Il risultato della sua creazione è sé stesso, la costruzione armonica della sua personalità prima e del rapporto cosciente con la propria Anima o Sé poi.
Meditare non è una fuga dalla realtà ma una tecnica mentale il cui compito è quello di sviluppare la coscienza affinché l'uomo arrivi alla comprensione della sua vera natura. Se interroghiamo le grandi tradizioni spirituali rispetto allo sviluppo umano, ci rendiamo conto che ovunque si parla di tre fondamentali traguardi che sono:
conoscenza e realizzazione di sé stessi
liberazione dalla sofferenza e dai vincoli dell'ignoranza
incontro con la realtà ultima o conoscenza di Dio
e ci viene detto che questi traguardi si raggiungono ottenendo all'interno di sé stessi il “silenzio” che altro non è se non il distacco dal continuo incessante rumore che fanno sensazioni, emozioni e pensieri.
Le finalità della pratica meditativa sono:
integrare i vari aspetti della personalità (corpo, emozioni, pensieri)
entrare in contatto con il Sé Superiore
esprimere nel vissuto quotidiano le ispirazioni del mondo spirituale, tramite lo sviluppo dell'intuizione
Come per ogni attività umana, però, per ottenere qualche risultato occorre una certa disciplina che indica un allenamento costante e continuato nel tempo. La meditazione è un processo ordinato e armonico che già di per sé esprime bellezza. Occorre seguire determinate regole, compiere determinati passi e superare determinate fasi, prima che l'uomo possa raccogliere i frutti.
Tutto ciò fa parte del processo evolutivo e, come ogni altro processo naturale, è lento, ma sicuro ed infallibile nei suoi effetti. La meditazione richiede autocontrollo in ogni atto e se non è accompagnata dai requisiti che fanno parte del “processo ordinato” (come appunto l'autocontrollo e il servizio attivo), non raggiungerà il suo scopo.
La pratica della meditazione porta in essere differenti effetti che riassumiamo di seguito, anche se ognuno di essi meriterebbe una esposizione a parte.
Purifica lo spazio che è pieno di forme pensiero che variano dalla luce alle tenebre, dall'amore all'odio, dalla bellezza alla bruttezza. La meditazione versa luce in questi cumuli di pensieri e ne causa la disgregazione. Immettendo ordine e bellezza nella nostra mente avremo bellezza, salute e comunicazioni migliori nel nostro ambiente e condizioni migliori sul pianeta.
Genera energia perché purifica il piano mentale da tutto ciò che costituisce ostacolo.
Conduce al servizio ed una vita di servizio rimuove l'inerzia del corpo fisico, l'annebbiamento del corpo emotivo e le illusioni del corpo mentale.
Mantiene chiaro e sano il nostro intelletto fino all'ultimo giorno della nostra vita. Si invecchia ma non si perdono il potere di ragionare e le abilità creative.
Risveglia il senso della responsabilità e si realizza che la vita è una, che non possiamo compiere una sola azione che impedisca il progresso e lo sviluppo dei nostri fratelli e del Tutto, che dobbiamo comprendere le necessità degli altri e cercare di soddisfarle con intelligenza.
Schiude in noi una fonte permanente di gioia.
La meditazione richiede sforzo, lavoro, ma è solo attraverso questi passaggi che si perviene alla fonte della gioia. Per questo la meditazione è il processo evolutivo tramite cui l'uomo a poco a poco si trasforma in un essere essenziale e diventa il suo Vero Sé.